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      Con un ultimo sforzo, in una preghiera profonda di angoscia, implorai un aiuto, che mi togliesse da quelle tenebre.
      E allora, vi giuro, come vedo voi adesso, vidi un meraviglioso ponte di nuvole profilarsi ai miei piedi, slanciarsi dal ciglione del dirupo sino alle infinite solitudini dell'azzurro. E il sole lo faceva scintillare in mille sprazzi d'oro, in un trionfo di luce. Mi alzai tremando. Finalmente il destino si era stancato di perseguitarmi; finalmente potevo abbandonare l'ombra, per sempre, e affidarmi a quel cammino d'oro, che faceva da ponte tra me e la gioia. Mi slanciai innanzi, a percorrere la misteriosa via della felicità.
      Ma qualcosa si attaccò tenacemente al mio corpo, una forma umana arrestò la mia furia. Provai lo spasimo dello schiavo, che una forza ostile trattiene nella sua fuga; mi parve che il buio si facesse di nuovo intorno a me e che l'ombra si rendesse palpabile in un ultimo tentativo per soggiogarmi. Afferrai quell'essere, che si stringeva al mio corpo, lo scossi ferocemente, urlando: Via, via, maledetto!; poi, lo lanciai sotto di me, nella frana.
      Quello sforzo mi calmò. Volsi lo sguardo intorno: il ponte luminoso era scomparso. In basso, sul fianco del monte, un corpo di donna giaceva immobile, rovesciato sopra un macigno e arrossato di sangue. Compresi, in un attimo, il mio infernale delitto. Era lei, lei, la mia diletta, che giaceva laggiù, abbandonata; era lei, ch'io scorgevo ormai lontanissima dalla mia vita e dal mondo. Dannazione! Queste mie mani, che avrebbero dovuto accarezzare la creatura, ad esse affidata, l'avevano travolta nell'eterno silenzio.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254