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      Sentii una sua mano posarsi sulla mia spalla.
      - Oggi, riprese a dire precipitoso, ho ricevuta una lettera di lei. Sapete cosa mi scrive?
      Le sue dita si contrassero sulla mia carne. Ebbi, per un istante, paura.
      - Mi scrive che sono uno sciocco e che ha dimenticato ogni cosa. Parla di doveri da compiere, di una vita da rifare. Oh, sciagura a me! Si sposa, capite?
      Abbandonò la mia spalla e si alzò, di scatto.
      - Ucciderò la prima donna, nella quale mi farà imbattere il destino; ve lo giuro!
      La frase terminò in un rantolo. Lo vidi allontanarsi senza una parola di addio nell'incerto chiarore dell'alba, che cominciava a imbiancare il cielo.
      Miserere
     
      Conobbi Giorgio Miserere nello stanzone affumicato del "Circolo dei Gufi", ove seralmente si riuniva una numerosa gioventù a bere e a discutere rumorosamente di letteratura e d'arte.
      Intorno a quegli esseri accalorati fluttuava una nebbia densa e irritante, formata dal fumo del tabacco, avvolgendoli come un mobile tendone, penetrando nelle gole con l'acuto profumo e infiammando ancor più gli occhi, già accesi dal vino e dai discorsi.
      Quella sera io non riuscivo a fermare la mia attenzione sovra alcun oggetto determinato, limitandomi a percorrere distrattamente con lo sguardo le fisonomie, agitate dalla discussione. A un tratto mi apparve, tra il fumo, uno strano individuo, che avevano sino a quel momento celato ai miei occhi due o tre furiosi seguaci di Melpomene. Era un giovane magro, sui venticinque anni, con i capelli lisci, che gli coprivano le orecchie, e con due occhi scuri, fissi in quel momento nel vuoto, in una specie di estasi melanconica.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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