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      Perchè agli altri tutto, e a me nulla?
      - Perchè lei è un debole.
      - Che intende dire?
      - Dico, mi perdoni, che nel mondo o si comanda o si ubbidisce. La sua intelligenza lo avrebbe condotto alla gloria, s'Ella avesse voluto; il suo sentimento le avrebbe donata la gioia e l'amore, s'ella avesse saputo utilizzarlo. La volontà doveva guidare l'ingegno, non questo la volontà. Guai al debole. L'ingegno, di per sè, è debole e ha bisogno di un aiuto. Ecco che posso dirle.
      - Forse, ha ragione. Ma quanti uomini ebbero la mia debolezza e si videro favoriti dalla fortuna?
      - Le circostanze elevano ed abbassano, a loro capriccio. Una creatura debole è come una piuma, che il caso conduce. Soltanto la forza dà la vittoria certa, assoluta.
      La voce di Anna si elevava in una specie di selvaggio entusiasmo. Miserere ne subì il fascino; ma cercò di scuoterlo, di avvantaggiarsi. Perciò, rispose stizzosamente:
      - E non potrei divenir forte anch'io?
      - Avrebbe dovuto combattere subito. Però, ha dinanzi a sè l'avvenire: tenti. Ma badi; fin dal primo passo, dovrà dominare, riuscire. Altrimenti, sarà perso e per sempre.
      Un po' della forza, che si racchiudeva nelle parole della fanciulla, era penetrata nell'animo di Miserere e con essa una certa dolcezza, un rispetto amorevole per quella creatura che, donna, insegnava a un uomo la via.
      - Tenterò, egli disse.
      - No, non dica così. Dica piuttosto: vorrò.
      Quella notte, il mio amico vide più volte apparirgli, nel sogno, il viso, bello di vita, della fanciulla. Si svegliò con animo tranquillo e, anzichè sfuggire la compagnia d'Anna, la ricercò. A poco a poco una dolce intimità si strinse fra quei due esseri, tanto dissimili, ma che si compenetravano e si completavano a vicenda.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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