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      Mi sentivo guarito e fiducioso nelle mie forze ricostituite. Come è crollato tutto, in un momento, intorno a me!
      Tacque per un istante, poi riprese a parlare febbrilmente:
      - Allorchè la sposai, ero tranquillo. Attendevo la felicità dall'avvenire e mi immergevo dolcemente nel sogno del mio amore, del nostro amore. Ci siamo adorati tanto, io ed Anna. Per tre mesi abbiamo goduta una gioia, che non era di questa terra. Le mie angoscie nervose erano sparite, la salute era entrata nel mio corpo, come nella mia anima. Un giorno, mentre passeggiavamo per un sentiero di campagna, Anna inciampò e cadde, battendo del collo sovra una pietra aguzza. Nel rialzarla, mi avvidi che essa perdeva un po' di sangue da un lieve taglio, che le solcava la pelle bianchissima della gola. Mi spaventai e volli ricondurla a casa. Ma Anna stessa mi rassicurò, scherzando e dicendomi che vedevo rosso a ogni minima goccia di sangue. Durante la notte, ebbi un incubo. Vedevo mia moglie distesa per terra, con la gola aperta da un profondo taglio; tuttavia, essa rideva e fissandomi con i suoi occhi risoluti gridava: Pauroso, vè com'è rosso! Mi svegliai in preda al terrore; nè valsero a rassicurarmi le carezze di Anna, alla quale non osai raccontare il mio sogno. Nella notte seguente l'incubo si ripetè con una spaventosa lucidità di particolari. Soltanto, mentr'io contemplavo atterrito il solco sanguinoso, che si apriva nel collo di Anna, sentii una voce aspra, che urlava: Fallo tu, fallo tu, pauroso! L'incubo si ripetè per diverse notti.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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