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      Pietro è molto serio, ma sa provare la passione. Quando si trova al mio fianco, parla poco; ma mi accarezza con lo sguardo, con le mani, qualche volta anche con le labbra. Mi par quasi d'essere sua figlia; e mi sfogo con lui, perchè la mamma l'ho persa da tanto tempo e mio padre lo vedo raramente e di sfuggita.
     
     
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      Pietro Mercovich m'ha dichiarato che si sarebbe chiuso nel suo studio per prepararsi a un difficile negoziato. Come sono noiosi questi affari diplomatici! E poi, avrei voluto un consiglio da lui; perchè mio padre, all'improvviso, m'ha pregata di accompagnarlo nello studio della sua nuova conoscenza, il pittore Leone Varinski. Ed io non ho osato rifiutare!
      Che cosa bizzarra, quello studio! Pieno di quadri d'autori, bellissimi a quanto dice mio padre. Ma io non li ho trovati tanto degni d'ammirazione: c'erano dipinti sopra soltanto degli scheletri, dei teschi e degli spettri! In mezzo alla stanza, sovra un cavalletto, era distesa una tela, appena incominciata, sulla quale si distinguevano delle macchie nere e dei pezzi di gambe. Non esisteva altro, lì dentro, del pittore Varinski. Ma pare che i suoi lavori li aspetti di giorno in giorno da Varsavia, ove li ha lasciati. Leone Varinski s'è mostrato abbastanza gentile con noi ed ha offerti dei rinfreschi, ch'io ho appena assaggiati. Vestiva ancor peggio dell'altro giorno portava una specie di tunica lunga fino ai piedi e un po' sporca. Ma mio padre non ha badato a questo ed ha cominciato a discorrere come se si fosse trattato di una vecchia conoscenza.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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