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      Frattanto io sorvegliavo di sfuggita quell'uomo e sentivo crescere in me l'antipatia e il disgusto per la sua faccia pletorica, quell'esuberanza volgare di vita e quell'eterna risata. E che modo stupido di portare i baffi! Parevano due spazzolini, sotto le narici, uno per parte! Pietro Mercovich, serio e dignitoso com'è, non si permetterebbe di tenerli con quella piega insolente. Ho dovuto riconoscere che c'è una vaga rassomiglianza fra il mio fidanzato ed il pittore; ma solo nel mento e nel naso.
      A un certo punto ho detto chiaro sul muso a Leone Varinski:
      - Sa? Pietro Mercovich non ricorda d'averlo mai conosciuto!
      S'è messo a ridere, facendomi provare una gran rabbia; poi ha gridato:
      - Ah, quel Pietro Mercovich! Sempre distratto! È tanto occupato, poverino, da meritare compassione! È carico di faccende!
      E ha cominciato a girarmi intorno come un gatto che scherzi con un topo, allargando le narici come per annusarmi. Ho riso anch'io, allora! E lui m'ha guardata ed ha detto:
      - Com'è fortunato Pietro Mercovich! Lo merita, perchè è un bravo ragazzo! Ma non importa! Com'è fortunato!
      Insolente! Avrei voluto rispondergli come meritava; ma mio padre ha sviato il discorso. Quando ci siamo congedati, il pittore mi ha stretta forte la mano, esclamando:
      - Cara signorina, mi permetta di venirla a trovare!
      Stavo per dirgli di no, risolutamente; ma mio padre m'ha data un'occhiataccia ed ha risposto:
      - Ci farà molto, molto piacere!
     
     
     *

      * *
     
      Sono scontenta di me. La mia amica Stefania m'ha prestato un volume di scienza, che tratta delle malattie nervose e mentali ed io l'ho letto da un capo all'altro.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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