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      - Che importa? ribattè l'altro. Purchè ci vendichiamo.
      Nel cervello saturo d'alcool non c'era più posto pel ragionamento. Il fuochista, anch'esso, aveva approvato! Dunque? Si curvarono entrambi, anelando, verso la fornace. I volti, arrossati dal bagliore delle fiamme, avevano un'espressione terribile d'odio. Con un gesto concorde gettarono a palate il carbone lì dentro, furiosamente. Poi il macchinista diede la massima pressione alle valvole.
      Il treno volava, ora, sulla via ferrata, divorando lo spazio. La macchina scricchiolava, ansava come una bestia gigantesca, cacciava fuori globi di fumo, arroventandosi tutta. Ma i due non badavano a nulla: immobili, rigidi, sentivano moltiplicarsi i segnali d'allarme e la piattaforma scottare sempre più sotto i loro piedi. Inoltre, un orribile frastuono di lamenti, di grida, veniva a ondate a percuotere le loro orecchie. Nelle piccole stazioni il treno passava, rapido come un baleno, lasciando stupefatti e atterriti gli impiegati ed i manovali. Qual forza umana avrebbe potuto, ormai, salvare da una spaventosa rovina la nera fila di vagoni, ove la morte aveva già stabilito il suo regno? Il macchinista, con la mano appoggiata sul manubrio del freno, guardava fisso innanzi a sè, nel buio. Malgrado il calore insopportabile, che emanava dalla macchina, egli sentiva un gran freddo penetrargli le ossa. Volse gli occhi al compagno e lo vide bere lentamente, tetro e raccolto. Fissò per un istante il cielo, che le nubi coprivano. Ma allora un'immagine gli si affacciò al pensiero, dapprima indistinta, poi più decisa, più nitida.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254