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      Rimanevano ancora saldi al combattimento il re e l'uomo dal volto bianco. Dietro il banco Pill contemplava tranquillamente la scena. Quanto al gatto, si era riaddormentato.
      - Armerer, mugghiò il re ad un tratto; ho fame!
      Il suo compagno ebbe un riso stridulo e secco:
      - Sì, Carluccio, ti sfamerai coi sorci, che infestano questa cantina!
      - Qualunque cosa! ho fame!, ripetè il re lamentosamente; e diede in giro un'occhiata.
      - Per tutti i diavoli!, urlò; ho trovato! Orvia, buon Pill, alzati e muovi le tue gambe di podagroso. Accendi il fuoco, che il diavolo ti consumi, poi sgozza il tuo gattone e levagli la pelle e gli intestini e fallo cuocere a guisa di leprotto. Su, sbrigati, vecchio mio; datti attorno!
      Il buon taverniere impallidì, tentò di pregare, fece atto di inginocchiarsi innanzi al re. Ma questo, senza curarsi di lui, si alzò pesantemente dal suolo, appoggiandosi all'amico seduto, e, preso all'improvviso il povero Poll per la pelle della schiena, tenendolo sollevato per aria, mentre il gatto dibatteva le zampe nel vuoto e cacciava fuor dalla strozza uno spaventevole mugolìo, col breve pugnale, che aveva al fianco, gli incise profondamente la gola. Il sangue sgorgò dalla larga ferita zampillando a getti ritmici, inondando le mani e il corpo del re e rovesciandosi fin sul capo e sul volto dell'uomo seduto.
      Il re lanciò il cadavere al taverniere, ridendo rumorosamente, e si gettò di nuovo sul suolo. Il vecchio Pill prese con tristezza il corpo del suo amico e compagno e si avviò verso la cucina.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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