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      Toccava infatti al comune di descriverle, di armarle e d'inquadrarle in centurie; laddove questo còmpito, per i soldati di mestiere, toccava ai capi-leva che ne ritraevano un utile per sè e per la compagnia. Anche i gradi delle cerne, fino a quello dei capi di cento incluso, si attribuivano di massima per elezione nei villaggi che contavano il maggior numero di descritti.
      Gli obblighi di questi ultimi erano limitati a cinque mostre o rassegne annuali (mostrini), oltre a talune riviste straordinarie (generali) in luoghi designati, con il comune consenso dei soldati medesimi, escluse però le fortezze, le terre murate, i castelli ed i grossi villaggi. Epperciò le rassegne si compievano d'ordinario in rasa campagna.
      Le cerne dovevano presentarsi alle rassegne con le armi che avevano personalmente in consegna dai comuni, come si pratica per lunga tradizione nella Svizzera: le assenze erano punite con la descrizione a galeotto, oppure con la multa di 5 ducati(15). In queste rassegne le cerne ricevevano la polvere da moschetto, il piombo e la corda occorrenti per confezionare li scartocci, i quali erano poi verificati dai capitani alla presenza dei capi di cento.
      Con queste munizioni i soldati si esercitavano al palio, vale a dire al tiro a segno nei campi appositamente stabiliti.
      Dal lato economico adunque le cerne rappresentavano un notevole vantaggio per le finanze della Signoria, una vàlvola di sicurezza all'aprirsi delle guerre, perchè esse esimevano lo Stato dal ricorrere - sotto la pressione del bisogno e sotto il giogo della domanda - al mercato sempre sostenuto dei soldati di mestiere.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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