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      Oltre a ciò, per quanto riguardava il servizio sanitario, l'amministrazione della guerra era in rapporti continui con i provveditori agli ospedali e con i capi religiosi di talune confraternite incaricate dell'assistenza degli infermi(28); per quanto concerneva il servizio di commissariato, con i magistrati sopra biade e frumento, con i Savi alla mercanzia e con i provveditori all'agricoltura; per quanto rifletteva infine l'amministrazione della giustizia, con il missier grande, o capo della polizia esecutiva, e con i governatori alle galere dei condannati.
      Nè si arrestava a questo il frantumamento delle autorità militari venete, spesso discoste l'un l'altra ed animate da interessi contradditori, e l'intralcio con le magistrature civili. Nei rapporti aulici e cancellereschi, era deputato ogni settimana un Savio designato a turno nel Collegio - epperciò detto Savio di settimana - per esporre al Senato le proposizioni ed i decreti deliberati dal Consiglio. Tale costumanza, per certo assai comoda, non era però in pratica molto giovevole per la trattazione degli affari - specie dei militari - rimettendo il patrocinio di essi a mani del tutto inesperte o ignare.
     
     
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      Consideriamo ora un poco questa mastodontica macchina burocratica in azione. Nel 1784, solo per riformare alcune parti del vestiario e dell'equipaggiamento della fanteria veneta, riputate o troppo incomode o troppo costose, convennero assieme in più conferenze il Savio alla scrittura attuale ed uscito(29), i Savi alla mercanzia in numero di cinque ed il magistrato sopra camere.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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