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      Ma poiché - sotto l'impulso di Angelo Emo e del Savio Francesco Vendramin - l'amministrazione veneta della guerra accennò a battere nuove vie, ed il reclutamento degli ufficiali usciti dalle scuole parve destinato a soppiantare ogni altra provenienza, il conflitto tra il vecchio ed il nuovo, tra la pratica e la teoria, scoppiò clamoroso ed inevitabile. Si accese allora la guerra tra i fautori del tirocinio, dell'esperienza e dei titoli acquisiti, e quelli delle accademie delle prove e degli esami. I tempi grigi e fiacchi non offrendo verun'altra distrazione, fecero sì che gli ufficiali dell'epoca si ingolfassero in queste lotte sterili ed acerbe con l'ardore che proviene dall'ozio.
      Mèta del tirocinio nei gradi di truppa era l'alfierato. Ad esso si perveniva pel tramite dei cadetti, da parte dei giovani provenienti dalle scuole, o per quello dei sergenti per parte dei borghesi e dei gregari di truppa. Gli aspiranti alla carriera delle armi usciti dalle buone famiglie veneziane, per essere ammessi nelle file dell'esercito quale cadetti dovevano contare almeno 14 anni di età. Per raggiungere lo stesso grado nella truppa occorrevano invece dai sei agli otto anni.
      Dopo tre anni di buon servizio come cadetto, questi era promosso alfiere, se di fanteria e cornetta se di cavalleria; e con l'alfiere, detto per antonomasia il primo grado di goletta, cominciava il lungo e faticoso calvario dell'ascesa ai gradi di ufficiale(50).
      Questi si conferivano nell'interno del reggimento fino al grado di sergente-maggiore.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





Angelo Emo Savio Francesco Vendramin