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      Ed i gradi erano quelli di tenente, di capitano-tenente, o comandante della compagnia del colonnello, di capitano, di sergente-maggiore, o comandante di battaglione: i gradi di tenente colonnello e di colonnello si conferivano a ruolo unico sulla totalità della rispettiva arma o riparto(51).
      Per progredire nella carriera si doveva tenere conto delle prove comparative, dell'abilità, del merito e della anzianità dei singoli concorrenti(52); requisiti tutti codesti domandati sia dalle anteriori leggi di ottazione, compilate da Francesco Morosini, sia da quelle redatte dal generale Molin (1695).
      Nella pratica delle cose però l'anzianità ed il merito avevano la preminenza, comprendendosi sotto questo ultimo titolo le campagne di guerra, le ferite e le "occasioni vive", come dicevasi a quel tempo con vocabolo comprensivo per dinotare tutte le benemerenze dei candidati dovute comunque al rischio personale.
      Ma cresciuto il favore delle scuole professionali, il merito e l'anzianità dovettero cedere di fronte all'abilità comprovata dagli esami, e con questi e per questi il Savio si proponeva di svecchiare i quadri dell'esercito.
      L'alfiere doveva dar saggio di comandare in modo inappuntabile tutti gli esercizi della compagnia, in presenza del sergente maggiore, del colonnello e del tenente colonnello del reggimento. Egli doveva inoltre rispondere a tutte le interrogazioni che i detti ufficiali avessero creduto di rivolgergli sul Libretto Militar, ossia catechismo degli esercizi, e sul servizio in campagna compilato dal maresciallo Schoulemburg.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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