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      In seguito a questa riforma introdotta dallo Strątico, che compilņ la relativa "Ordinanza contenente la prammatica e la disciplina relativa all'uniforme della fanteria italiana", tutti gli ufficiali veneti, dall'alfiere al colonnello, dovevano indossare la nuova divisa, non soltanto in servizio ma anche nelle presentazioni, negli spettacoli e nelle pubbliche solennitą. Erano comminate punizioni a chi non ottemperasse a questi precetti o alterasse la foggia del vestire. E che tali mancanze non fossero rare, lo attestano le minuziose cure con cui l'Ordinanza sopra citata prevedeva i relativi casi.
      Tutti - soggiungeva l'Ordinanza - dentro un triennio dovranno avere la nuova uniforme, pena la sospensione dal servizio e la sottomissione a ritenute, finchč la nuova uniforme non sia fatta, oltre le notazioni da farsi sul Libro Registro, a pregiudizio dello avanzamento
      .
      La pettinatura degli ufficiali veneti era liscia, con due bucali (riccioli), uno per parte delle tempia, sostenuti dalle forchette che giungevano fino a mezza orecchia: i capelli dovevano essere bene incipriati (polverizzati) e la chioma raccolta in una rete (fodero) di pelle nera.
      Il principale capo di vestiario della fanteria italiana era la velada, o abito a coda di rondine di panno blņ, foderato di roč bianco(71), guarnito di un collarino e di balzanelle, o manopole, pure di panno bianco, adorno di grossi bottoni di metallo dorato con impresso, in cifre romane, il numero del corpo cui gli ufficiali appartenevano(72). Gli ufficiali dei fanti oltramarini avevano l'abito di panno cremisi, come i soldati, e quelli di artiglieria di panno gris di ferro.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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