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      Poi, per via d'acqua, si trasferivano a Fusina e Padova, d'onde si iniziava il loro faticoso pellegrinaggio per raggiungere i corpi cui erano stati destinati, nel Veronese, nel Bresciano e sui lontani confini del Bergamasco.
      La paga mensile era di 31 lire venete(96) - oltre il biscotto per uso di barca che gli Schiavoni ricevevano sempre in omaggio alle loro tradizioni originali di servizio sulle pubbliche navi - laddove i fanti italiani, ossia gli ingaggiati nei paesi di Terraferma, avevano il pane. Con questa somma, pari a circa 16 lire odierne(97), lo Schiavone doveva soddisfare le voraci brame del fisco, del proprio comandante di compagnia, e provvedere infine al proprio vitto durante il mese. Egli doveva cioè lasciare 8 lire venete per la massa vestiario, 2 e mezza al comandante di compagnia che lo riforniva dell'abito cremisi di parata, sborsare oltre a ciò l'importo dell'olio per l'illuminazione delle camerate, della terrabianca (bianchetto) per tenere monde e pulite le buffetterie e le parti bianche dell'uniforme, comperare il grasso, il lucido per le scarpe e perfino i piccoli oggetti di pulizia personale. Restavano così allo Schiavone poco più di 15 lire venete al mese per sfamarsi, eguali a 7 e mezzo delle attuali.
      I compensi dei soldati veneziani non erano quindi molto lauti. Invano i Savi alla Scrittura avevano rappresentato al Senato la necessità di aumentare l'assegno della truppa, ma le strettezze finanziarie lo avevano vietato sempre.
      Ed i comandanti di compagnia - tra l'incudine delle masse vestiario oberate ed il martello delle cariche superiori che esigevano negli Schiavoni "velade" sempre fiammanti - picchiavano sul grigio del ferro che tenevano tra le mani, cioè sulle masse dei loro dipendenti, il cui peculio castrense di 7 lire e mezzo si assottigliava allora ancora di più. Il Senato in molte di queste circostanze soleva venire in soccorso, ma a beneficio dei comandanti di compagnia piuttosto che dei soldati, specie al caso di mostre straordinarie, di passaggi di principi e di visite.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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