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      Al distacco della guardia, fatto con solennità intorno al mezzodì, tutta la truppa prendeva le armi. Si faceva l'appello per segnalare i disertori, si leggevano gli ordini, si dava una sommaria occhiata alle armi ed agli abiti, dopo la quale funzione la vita militare formale cessava di regola per riprendersi l'indomani alla medesima ora.
      Restava la grigia monotonia della vita di caserma. Con quei pochi soldi che rimanevano ancora nelle mani dell'oltremarino, dopo il passaggio sotto le forche caudine del fisco e del comandante di compagnia, egli doveva rifocillarsi. E disinteressandosi ancora lo Stato dal fornire il vitto ai propri soldati - all'infuori del biscotto agli oltremarini e del pane agli altri - v'era taluno che lo surrogava in quest'opera con ingordigia ed esosità, di guisa che il misero peculio castrense dei soldati di mestiere veniva ad assoggettarsi per questo ad una nuova ed estrema decimazione.
      Esistevano all'uopo sulle navi armate e nelle caserme i così detti bettolini, specie di vivanderie esercitate assai spesso da loschi personaggi, nelle quali i soldati si provvedevano dei generi di prima necessità ed anche delle vivande confezionate. A coloro poi cui le strettezze non consentivano di procurarsi le vivande confezionate, i bettolieri fornivano gli arnesi di cucina per apparecchiare di solito la classica polenta ed un misero intingolo per companatico, e ciò previo un piccolo compenso che lo scarso nucleo degli utenti corrispondeva a titolo di noleggio degli arnesi stessi all'esercente del bettolino.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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