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      Delle norme - ossia terminazioni - regolavano il servizio di queste vivanderie, specie sulle pubbliche navi, ma l'ingordigia dei bettolieri era assai spesso più forte anche delle terminazioni. Lo sconcio era anzi giunto a tal segno, poco avanti alla caduta della Repubblica, da indurre il generale Salimbeni a proporre al Savio alla Scrittura dei provvedimenti radicali in materia:
      Bisognerebbe - egli diceva - assegnare ad ogni camerata di 10 soldati almeno una caldaia da polenta, una secchia di larice cerchiata ed una tavola per rovesciarvi di sopra la polenta stessa... Sarebbe inoltre desiderabile, per liberare il soldato dall'obbligo che ora ha di spendere la mòdica sua paga in una bettola, o bettolino, con grave danno della disciplina e peso della sua sussistenza, di fornire anche la legna necessaria per cucinare il cibo. Con questi mezzi si potrebbero tener uniti i soldati, lontani dalle osterie, dove è forza che dimentichino la loro nativa semplicità e contraggano il mal costume
      (111).
      Il governo disciplinare risentiva fortemente degli effetti di questo colpevole regime di abbandono e di trascuranza, acuito dalla fiacchezza dei tempi. Abolita virtualmente la bastonatura sull'ultimo quarto del secolo XVIII, restava la prigionia e la condanna al remo, la punizione classica delle milizie della Repubblica marinara la quale ne usava sempre con molta larghezza. La pena della galera o del remo era solitamente inflitta ai disertori, ma anch'essa aveva perduto sulla fine della Repubblica molta parte del suo prestigio, per essersi assottigliato il numero delle navi armate e ridotta a poca cosa la loro navigazione.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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