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      Un premio di due ducati doveva essere corrisposto subito agli estratti nelle rassegne delle cerne, il doppio a coloro che si offrissero spontaneamente alle bandiere. Ai nuovi soldati si prometteva oltre a ciò una licenza di almeno un mese all'anno, da fruirsi alle proprie case durante il periodo invernale, e più precisamente dal 1° novembre al 31 marzo. Al termine della ferma triennale gli inscritti dovevano ricevere un donativo di 18 ducati ognuno.
      Questa fu l'ultima evoluzione delle vecchie cernide venete, conforme al concetto che presiede al reclutamento degli eserciti odierni. Per essa l'antico preludeva il nuovo, ed il passato di Vailate e di Rusecco avrebbe schiuso la strada ad una nuova serie di memorande imprese, se la Repubblica avesse avuto occhi per vedere e cuore per intendere. E Giacomo Nani, l'ordinatore delle nuove milizie paesane in battaglioni regolari vestiti ancora della fiammante divisa degli Oltremarini(137), avrebbe eguagliato per certo la fama di Bartolomeo d'Alviano, se il popolo veneto che vide cadere la Repubblica come un lògoro e vecchio castello di carte da giuoco davanti alla furia di Napoleone Buonaparte, fosse stato pari in vigore e tenacia al popolo della Lega di Cambrai.
     
     
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      Ma i tempi, i condottieri e le buone milizie non si improvvisano, perchè sono frutto dell'evoluzione lenta dei principi e, sopratutto, della rude esperienza individuale e collettiva. Epperciò la vecchia Repubblica doveva prima, perire e poscia rinnovarsi nell'anima del suo popolo.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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