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      In queste condizioni di fatto, il fermento delle nuove età ed i sintomi precisi e sicuri di un rinnovamento prossimo non potevano manifestarsi - anche agli occhi dei più apparecchiati a comprenderli - se non con contorni indecisi e mal definiti, come una linea di orizzonte ampia e nubilosa alla luce dalla prima aurora. Di tali sentimenti fanno fede alcune scritture dell'epoca, e specialmente è suggestiva una dovuta alla meditazione, più che alla penna, di un antico allievo del Militar Collegio di Verona discepolo del maestro Giambattista Joure, cioè il capitano del genio Leonardo Salimbeni, figlio del tenente generale comandante delle milizie venete concentrate a Verona:
      Mi sono fatto incontro al generale Buonaparte - dice quella scrittura - verso la città di Brescia. Tutte le terre ed i villaggi dello Stato Veneto per dove i Francesi si incamminano si mostrano pieni di spavento e di terrore. Gli abitanti si ritirano con i loro effetti nei paesi più lontani e lasciano deserte le case e le campagne. Ho sentito qualche soldato francese lamentarsi di questo (così lo chiamano) difetto di fidanza, epperciò io ho cercato di far cuore agli abitanti delle terre per le quali sono passato... I soldati francesi sono tutti giovani e volonterosi..... in una colonna forte di 20.000 uomini almeno non ne ho veduto alcuno che giungesse all'età di 40 anni. Erano molto allegri, cantavano di continuo canzoni repubblicane, e mi si mostrarono persuasi della capacità e del coraggio dei loro condottieri, lodando sopra tutto e levando al cielo il merito di Buonaparte.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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