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      Vicino alla porta da mare - segno manifesto della corruzione e della decadenza dei tempi - sorgeva una cantina o vascone che, "da tre bocche versava vino in gran copia per dissetare a pubbliche spese tutto quel popolo di operai(152), cresciuto tra l'ignavia universale e fatto baldanzoso dalle debolezze dei governanti. E gli arsenalotti, intorno all'anno 1775, ascendevano ancora a pił di duemila, suddivisi in squadre comandate da appositi capi detti proti, sotto-proti o capi d'opera, tutti vestiti con abiti talari(153).
      Al riparto delle fonderie e dei metallurgi sopravegliava ancora a quei tempi la dinastia degli Alberghetti, "membri della famiglia benemerita di antico servigio la quale aveva mai sempre prodotto uomini valenti nelle meccaniche ed inventori di nuove artiglierie"(154). E tra questi operai tutti si reclutava il grosso del Reggimento Arsenal, pił corporazione e confraternita del tipo degli antichi bombisti, che corpo regolarmente ordinato. A tale arte facevano pure capo i lavori di ristauro pił delicati delle armi portatili, quali il rinnovo degli azzalini (acciarini), il calibramento delle canne e la trasformazione dei fucili dall'antico modello (1715) al nuovo, del campione Tartagna.
      Al lavoro delle vele ed alla fattura dei cordami sottili attendevano le donne "le quali, a togliere ogni sorta di scandalo, albergavano in un luogo disgiunto affatto dagli uomini, custodite da altre donne attempate e di buona fama, e con la sopraintendenza di un ministro di etą matura"(155).


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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