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      Ed il sopraintendente Moser dopo questa fiera requisitoria così concludeva: "Si faccia presto a provvedere. Siano fornite le milizie di quartieri e di ospitali che loro sono urgentemente necessari, capitali i più preziosi per le convenienze del Principato. Se no, a nulla servono le bene intese e solide fortificazioni, gli utensili, gli attrezzi da guerra, armi di buona tempera e ben conservate, se non vengono difese le une e maneggiate le altre da destro e robusto braccio".
     
     
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      Il triste spettacolo delle province d'oltremare in rovina, senza difesa, senza cannoni, senza milizie, l'imagine delle residenze dei rappresentanti della Repubblica sul punto di crollare; dei picchetti di Oltremarini usciti fuori delle caserme per cercare miglior sicurezza e riparo sotto le tende, presso le rive di quel mare che fu già pieno del nome e della gloria di Venezia, quasi attendessero di momento in momento di mutare dimora, deve avere per certo commosso lo spirito del Senato Veneto. Ma poichè l'azione era a quel tempo assai più ardua della commiserazione ed i mezzucci assai più facili delle decisioni pronte e virili, si ricorse anche questa volta ai timidi tentativi, tanto per ingannare il pericolo dell'ora.
      Così avvenne che in risposta al disperato appello del Moser, la Serenissima si contentò di istituire il corpo dei Travagliatori del genio.
      Taluni storici della Repubblica - ed il Romanin tra gli altri(186) - vollero attribuire a quel corpo un significato moderno, qualificandolo per precursore dell'odierna arma del genio.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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