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      Rimase adunque nella sua integrità opprimente il bagaglio delle spese e, per fronteggiarle, dopo di avere liquidato l'esercito e la flotta convenne ricorrere alla rovinosa china del credito.
      Subito dopo la pace di Acquisgrana venne aperto un deposito o prestito di quattro milioni di ducati, valuta corrente, di soldo vivo al tasso del 3,50 per cento. Il prestito doveva essere affrancabile, cioè rimborsabile entro 40 anni mediante estrazioni (premi e rimborsi) da effettuarsi per maggiore garanzia in pien Collegio, e per la somma di centomila ducati ogni anno. Il pagamento dei pro, cioè degli interessi, doveva compiersi semestralmente.
      Questi nuovi aggravi esaurirono i bilanci militari e diedero il tracollo alla moribonda milizia veneta. Il bilancio annuo della guerra si restrinse allora sul milione di ducati, nè si provvide per questo a sfrondare le spese inutili, allo scopo di rendere più efficaci e produttive le scarse risorse superstiti. In tali angustie finanziarie, in tanto disordine amministrativo, in tale ostinatezza nel persistere negli antichi errori, nella primavera del 1794 vennero chiamate alle armi le cerne. Indarno i deputati ed aggionti sopra la provvision del pubblico danaro ed il Savio Cassier moltiplicarono le interviste, per far fronte alle nuove e più gravi esigenze e sollecitarono l'opera degli scansadori(257).
      Ad onta di tutto ciò si resero necessari altri centomila ducati per la prima levata delle cerne, poi altri duecentomila e più, ed alla fine di quell'anno il consuntivo delle spese maggiori per gli armamenti della Repubblica era salito a 238,584 ducati e grossi 12, compresa la cavalleria e qualche lavoro più urgente da praticarsi nelle fortezze(258).


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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