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      I Francesi pretesero un rifornimento giornaliero di 12,000 razioni. Per salvare le apparenze della neutralità, la ditta mercantile Vivante si prestò alla bisogna, figurando di dare con una mano agli ospiti incomodi e di riceverne con l'altra il valsente; ma in realtà la ditta non era pagata che dalla Serenissima la quale, per evitare maggiori guai, si era docilmente adattata a mantenere il protervo nemico sullo stesso suolo della patria che conculcava(268).
      La commedia piacque e si diffuse largamente, come un allegro diversivo in mezzo al trambusto della guerra ed alla concitazione bellicosa. "Cinquantamila razioni di pane da 24 oncie l'una chiedono giornalmente i Francesi sotto Peschiera - scriveva il 6 giugno il Foscarini - più 60 grossi bovi, 150 carra di fieno, prodigiosa quantità di vino, legna ed altro"(269). E la Repubblica compiacente faceva per questo scivolare nelle tasche della ditta Vivante - che moltiplicava le sue filiali - danaro sopra danaro, come una buona nonna passa di soppiatto al nepotino capriccioso un balocco rifiutatogli dalla mamma severa.
      Dopo le razioni, il pane ed i buoi, venne la richiesta delle armi, cioè 2000 fucili per armare parte delle reclute del corpo di Massena(270). E poichè le rappresentazioni della compagnia mercantile Vivante riscuotevano il plauso generale, si pensò bene di aggiungere alla piacente commedia qualche nuova scena ad effetto.
      Si sono concertati finalmente - scriveva il Foscarini al Principe(271) - i modi più adatti per la consegna dei fucili.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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