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      È un magnetismo fatidico che scaturisce spontaneo da tutte le coscienze. Le ruine non hanno solo degli echi, hanno dei gemiti profetici.
      Il forte d'Issy è come una pasta di terra e di pietre. Eppure si mantiene; eppure serve ancora di ricovero ai difensori, e di ostacolo agli assalitori. Vanves, Montrouge, porta Maillot, molti altri punti si reggono appena. Malgrado ciò la resistenza potrà prolungarsi ancora di un mese. E non pertanto, una voce indefinita ondula sulla città, penetra negli animi, blandisce le speranze o confonde i calcoli strategici, e dice: le ore della Comune sono contate!
      Non si discutono i presentimenti. Se ne mena vanto, quando riescono, e se ne ride quando falliscono.
     
     
      CAPITOLO VIII.
      LE ELEZIONI DEL 30 APRILE.
     
      Mentre la Comune e l'assemblea si cannoneggiano e si scambiano bombe a petrolio e granate, nelle trentasei mila comuni di Francia si procedeva allo spoglio dei voti delle elezioni.
      Per una recente legge di Versailles codeste comuni erano state chiamate a darsi un Consiglio municipale elettivo. Esse eleggeranno altresì i loro maire, dovunque però la popolazione non oltrepassa i 30,000 abitanti. Più liberale che il signor Thiers, l'Assemblea aveva accordato o piuttosto riconosciuto, questo diritto a tutti i municipii francesi, piccoli o grandi, borghi e città. Ma il sig. Thiers, avendo dichiarato che egli non poteva governare se non gli si lasciava il diritto di nominare i sindaci nei centri di popolazione oltre i 30,000 abitanti, avendo annunziato che egli non rispondeva del famoso ordine, e profferta la sua dimissione, l'assemblea rivenne codardamente sul suo voto e si disdisse.


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Gli incendiari della Comune
di Ulisse Barbieri
Legros Felice Milano
1871 pagine 143

   





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