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      I due cavalieri s'erano avviati per una stradicciuola sulla riva sinistra del torrente. Poco o nulla, inoltrandosi, potevano pił scorgere di quella scena meravigliosa, che, allo svoltare della Marina, s'era parata dinanzi a loro. Il luogo era piuttosto basso; la prospettiva chiusa da alberi frequenti, da siepi e casolari. Ma eglino, a quanto pareva, non si curavano molto di godere la bella veduta, bensģ di trovare un certo edifizio, che doveva esser meta, o stazione, del loro viaggio.
      Ora, sebbene da quelle parti lą non fossero mai stati, tale era la forma, e cosģ chiara l'insegna del luogo cercato, che essi non ebbero mestieri di pigliar lingua da alcuno, per ritrovarlo. La forma era comune, anzi rustica a dirittura, ma notevole per un largo terrazzo sormontato da una pergola, su cui alcuni ceppi di vite, serpeggiando lunghesso i muri, erano saliti ad intrecciare i nodosi lor tralci, che per la stagione inoltrata apparivano spogliati di fronde. L'insegna, poi, era un ramo di pino, sporgente sull'angolo dell'edifizio, vicino ad un muro di cinta, nel quale si apriva il portone, per dar ądito alla casa e all'orto attiguo.
      Giusta le apparenze, il padrone del luogo, o fittaiuolo che fosse, raccoglieva nella sua persona le due dignitą di ortolano e di ostiere.
      I due cavalieri giunsero davanti al portone spalancato, che lasciava scorgere un'aia pulita e lucente, sebbene non d'altro fosse composta che di terra battuta, con un frascato in aria, all'altezza del primo piano, e qua e lą alcune rozze tavole e panche niente pił appariscenti, secondo il costume delle osterie di campagna.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





Marina