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      - Una strada? sicuro; - rispose l'ostiere; - quella che voi facevate, messeri.
      - Eh, quella, si sa; ma un'altra su quella costiera, o qui, dall'altra banda.... Queste montagne non saran mica inaccessibili.
      - Occhio alla pentola, Bernardo! - disse l'ostiere tra sè. - Son genovesi, costoro, o ch'io non so più a quanti dì è san Biagio.
      E ad alta voce soggiunse:
      - No, magnifici messeri; ci sono alcuni passi, ma da non farne conto; buoni per menare al pascolo le capre, e nient'altro.
      - Male! - sclamò il Picchiasodo, battendo le labbra. - Strade ci vogliono, mastro Bernardo; strade ci vogliono, perchè la gente a modo non abbia a scavezzarsi il collo.
      - Le strade larghe tirano i nemici in casa, - sentenziò l'ostiere, temperando l'agro dell'osservazione con un suo riso melenso.
      - E la strette non invitano gli amici; - replicò il più giovine e il meno loquace dei due forastieri. - Per ventura nostra, abbiam fatto il giro più lungo, a venir qua, ed abbiamo azzeccato una strada da amici.
      - Amici! Beato chi ne ha!
      - E ne ha sempre chi merita. Ne ha, verbigrazia, in buon dato il tuo magnifico marchese, messer Galeotto, che è un cortese e liberal cavaliere.
      - Dite anche giusto ed umano, - soggiunse mastro Bernardo con impeto, - che in tutta la nobilissima stirpe dei signori Del Carretto non è il più leale, il più degno dell'amore e della venerazione del popolo.
      - Tu lo ami molto, a quel che pare.
      - Messere, che dirvi? Siam povera gente e si conta nulla; ma se bisognasse buttarci nel fuoco per lui....
      E mastro Bernardo fece l'atto di dar la capata.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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