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      E già erano, per tacito accordo, intesi a pigliar campo e metter mano alle spade, allorquando il Picchiasodo entrò a dire la sua.
      - Un momento, messeri, di grazia! -
      I due avversarii si fermarono a tempo, e stettero guardando il vecchio soldato, aspettando che volesse parlare.
      Ma il Picchiasodo non aveva da fare un lungo discorso.
      - Come si combatte? - dimandò egli brevemente, ma con un certo sussiego.
      - O come? - ripiccò messer Pietro. - Che novità è questa tua? Si combatte con questa, e chi ne assaggia un palmo rimane sul- terreno.
      - Un palmo! grazie tante! - mormorò il Sangonetto tra sè.
      - Certo, - proseguiva messer Pietro, - se fossimo in campo chiuso, con giudici e testimoni, il vincitore avrebbe le spoglie, e si potrebbe anco stabilire il riscatto del vinto; Ma qui non siamo nel caso; ci si ricambia quattro colpi alla svelta e chi l'ha tocche son sue.
      - Così l'intendo ancor io, con vostra licenza, messer Pietro, - replicò il Picchiasodo. - Ma scusate, io volevo domandare se di questo sollazzo non ce n'ha ad esser per tutti. In quattro ci siamo incontrati; ora, dico io, in quattro si avrebbe a combattere. -
      Il Sangonetto fece a quelle parole una smorfia.
      - Infine! - proseguì il Picchiasodo, con quel suo piglio tra rispettoso e faceto. - Non mi par bella che due se la godano e gli altri due debbano stare a vedere. Voi, messer Pietro.... signor conte degnissimo, ve la farete con chi vi ha provocato, e sta bene; ma noi, noi due, seguaci delle parti in contesa, per che altro ci troveremmo qui, a fare il paio, se non per seguire l'esempio?


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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