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      Per fermo, tanta era la sicurezza dell'occhio e tanta la perizia della mano, che l'una e l'altra consentivano a messer Pietro di baloccarsi un tratto con quella furia del suo avversario. Opponeva ai colpi il forte della lama; metteva a quell'altro di continuo la punta della spada sugli occhi, e non profittava mai del suo evidente vantaggio.
      Il Sangonetto sudava freddo, si faceva piccin piccino, e di tanto in tanto socchiudeva gli occhi, quasi per non vedere la botta che doveva passare fuor fuori il suo malcapitato compagno.
      In quella vece il Picchiasodo rideva. Egli conosceva il giuoco del suo signore come il fondo del suo borsellino in fin di mese, e quel suo riso tra beffardo e benevolo diceva chiaramente a tutti gli astanti: aspettate, or ora vedrete; il buono ha ancor da venire. Frattanto, per non rimetter nulla de' suoi godimenti, venia centellando il suo bicchiere di malvasia, e attraverso alla sottil parete di vetro i suoi occhi si godevano, anzi meglio, si succiavano quella scena deliziosa, che facea sudar freddo il Sangonetto e tremar le gambe e battere i denti a mastro Bernardo.
      - Poveri a noi! - gli andava dicendo l'ostiere. - Che ne dirą il marchese?
      - Che vuoi ci abbia egli a ridire? - soggiunse il Picchiasodo. - La ragazza, piuttosto, se ama quel tuo bell'arnese; poichč egli mi pare un uomo spacciato.
      - Ah, messere, e potreste crederlo? Madonna Nicolosina?... Nemmen per sogno! Se ella avesse pensato mai a quel pazzo da catena, io, non fo per dire, avrei a saperne qualcosa.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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