Pagina (114/304)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Erano colà forse due mila Finarini appostati, che dovevano piombare sul nemico, a mala pena si fosse avventurato all'assalto.
      Ma messer Pietro non volle pigliarsi la briga di andarli a cercare. Piantatosi a Vigna Donna, accennò di volervi attender battaglia, e, poichè questa non gli fu data, di volervi dormire. E giunse difatti la sera, senza che egli si fosse scostato di là. Il luogo doveva piacergli di molto, poichè egli ci stava ancora la mattina vegnente; anzi ci avea messo casa. Il principio d'uno steccato appariva in quel luogo; il fosso era scavato in giro e il cavaticcio ammontato a rincalzo dei pali, minacciosamente aguzzi e appuntati all'ingiù. Quello era stato il lavoro di tutta la notte, e certamente messer Pietro ci aveva fatto vegliare la metà dell'esercito. Di torri non c'era ancor segno in quel luogo; chè sarebbero state opere inutili. Il palazzo di Gandolfo Ruffini, murato in quella vigna, era parso la man di Dio al prudente capitano, che n'avea fatto il mastio della sua nuova difesa. Una strada coperta, tutta irta di punte, metteva dal battifolle improvvisato fino alla bastita del poggio di Castiglione.
      I difensori di Castelfranco incominciarono a capire il disegno di messer Pietro. Voleva esser sicuro del fatto suo, il capitano genovese, e dar battaglia colle spalle al coperto. E quanta riserva di pali faceva portar tuttavia da lunghe file di bagaglioni! Ormai ce n'erano tanti accatastati là dentro, da farne, non che una doppia, o tripla stecconata, una selva.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





Finarini Pietro Vigna Donna Pietro Gandolfo Ruffini Dio Castiglione Castelfranco Pietro