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      Lo scompiglio fu grande e poco il danno degli assedianti, che tosto si fecero addosso ai malcapitati ed appiccarono la zuffa.
      Messer Pietro, dati i comandi pių urgenti a spronare il coraggio de' suoi, e lasciato in quel luogo il cugino Nicola, si partė dallo steccato di San Fruttuoso per correre indietro, a Vigna Donna. Il suo disegno non era stato indovinato dal marchese, appunto perchč era il pių semplice. Pietro aspettava quell'assalto notturno, e volea trarne profitto, per mostrare ai nemici la saldezza delle opere sue. Ora l'assalto dato a San Fruttuoso, sulla fronte ristretta e quasi cuspidata del campo genovese, non gli pareva che una finta, laddove il gran colpo doveva esser ferito sul fianco, alla bastita di Vigna Donna.
      Nč s'ingannava. Sorprese e rovesciate la scolte, si scagliava appunto allora il marchese sullo steccato. Rami, sarmenti, pietre, e quanto poteano avere alle mani, tutto gittavano i suoi fanti animosi nel fosso, per far la colmata. Incitandoli coll'esempio, fu egli il primo a scrollare con braccio poderoso i pali, a romperne la traversa a replicati colpi di scure, balzar dentro del varco, faticosamente aperto nel palancato, e, menata a tondo l'arme villana, incignare gagliardamente l'attacco.
      Ma se per avventura fu terribile il colpo, non riuscė la difesa men fiera. Al grido delle scolte, allo strepito dei nemici accorrenti, si erano levati in armi i soldati genovesi e colle partigiane spianate venivano incontro a quelle bianche fantasime, piombate allora nel campo.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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