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      Erano queste artiglierie, con nome vecchio, una cosa nuova, cioč vere armi da fuoco, non pių macchine da trarre per forza di contrappeso, o di tensione, come usavasi dapprima. Una polvere infiammabile, che alzava per la propria virtų esplosiva corpi leggieri in cui fosse rinchiusa, era conosciuta dugento e pių anni addietro; ma per assai tempo si restrinse a far volare certi razzi, nč fu usata ad avventar palle e saette, se non intorno al 1300. I cannoni, le spingarde, gli schioppi, che furono le prime armi da fuoco, erano canne di bronzo, e di non grave dimensione, adattate ad un fusto di legno. Semplici in principio e quasi manesche, le nuove artiglierie s'ingrandirono man mano e si fecero pių complicate. La bombarda, ad esempio, che fu la pių grossa e che apparve dopo la prima metā del secolo XIV, constava di due parti disuguali; l'anteriore, chiamata tromba, era una specie di mortaio di forma conica, a cui s'adattava un gran sasso ritondato e ravvolto in pelle, o tela cerata; la posteriore consisteva in un cilindro, in cui si metteva la polvere, e dicevasi mascolo, per essere in quella il maschio della vite che collegava i due pezzi. Nč sempre la carica si faceva con un sasso, ma altresė con un cartoccio di scaglia, fasci di verrettoni, fuochi artifiziati, bigonci di sassi, canestre, sacchetti d'ogni minutaglia, o fosse di piombo, o di ferro.
      Colla bombarda si apriva la breccia nelle muraglie e nei ripari nemici; ma, essendone i tiri troppo rari, usavasi tener lontani dalla breccia i difensori, facendo spesseggiare colā i colpi d'artiglierie minori, che erano bombardelle, falconi, colubrine, cerbottane, ribadocchini.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304