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      Giacomo Pico, il ruvido soldato, fu scosso da quelle meste parole. Ma non era della sua natura il trattenersi a mezzo di nessuna cosa che avesse impreso a fare. Quella occasione, poi, egli l'aveva spiata con tanta cura, attesa con tanto desiderio! Se egli l'avesse lasciata sfuggire quel dì, sarebbe forse tornata? Non lo sperava egli per fermo.
      - Perdonate, - diss'egli, chiudendosi rabbiosamente sul petto quella mano che la giovinetta aveva respinta da sè, - ma io vi amo, vi ho sempre amata; eravate bambina ed io già vedevo in voi quella che siete oggi per me, la più bella, la più cara, la più desiderata fra le donne. Avevo sempre taciuto, sperando di ottenervi con opere eccelse, come ricompensa dovuta al valore. Stolto! Il primo venuto, perchè conte e signor di castella, mi aveva a vincer la mano! E quando, al mio ritorno dai signori della lega, seppi che andavate sposa a questo conte di Osasco, vedete, m'ha dato volta il cervello, non ho potuto padroneggiarmi più oltre. Ah, così fosse stato egli, com'io lo credevo, quando mi abbattei nel Fregoso; che forse in cambio d'esser passato fuor fuori, l'avrei ucciso io, e dato un avviso salutare a quanti ardissero ancora di contendervi a me.
      - Ah! - esclamò la fanciulla, percossa. - Non era uno scontro col nemico di mio padre?
      - No, col mio nemico, col mio rivale. Così almeno ho creduto; - rispose egli impetuoso.
      Un senso di compassione profonda ricercò il cuore di madonna Nicolosina.
      - Fo male a dirvelo, - ripigliò ella gravemente, - perchè l'atto vostro, se pensavate di far contro ai disegni di mio padre, non fu di amico, quale egli sempre vi tenne.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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