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      - Sapete che non amo voi; ciò vi basti. -
      In quelle asciutte parole l'animosa fanciulla aveva fatto il supremo sforzo della sua alterezza offesa. Gli occhi le si offuscarono dalle lagrime, si sentì venir meno, e le sue mani andarono instintivamente contro la parete, a cercarvi un appoggio.
      Egli le si accostò, come per sorreggerla.
      - Non mi toccate! - gridò ella, respingendolo. E atterrita, spinse l'uscio con tanta precipitazione che la Gilda si tenne perduta. La poveretta ebbe a mala pena il tempo di rannicchiarsi in un angolo, dietro il battente.
      Giacomo Pico si morse le labbra, e freddo all'aspetto, ma coll'inferno nell'anima, stette muto, accigliato, a guardarla, dopo essersi tirato indietro d'un passo.
      Fu per parecchi istanti tra i due giovani un alto silenzio. Si udiva soltanto il respiro affannoso di madonna Nicolosina e lo scricchiolare dalla scranna, di cui Giacomo aveva afferrato la spalliera, per pigliare un contegno.
      Finalmente la giovinetta si riebbe, scosse la sua bionda testa, rasciugò le lagrime e così parlò, con accento mutato, al suo fiero amatore.
      - Messer Giacomo Pico, io amo mio padre e non accrescerò i suoi dolori, raccontandogli il nostro colloquio. Io stessa dimenticherò le vostre parole; altro di voi non ricorderò che l'antica amicizia e i servigi. -
      Ciò detto e senza aspettare la risposta che stava per darle il Bardineto, uscì dalla camera e scese con passo leggiero le scale.
     
     
     
      CAPITOLO VIII.
     
      Dove si vede che non arriva sempre tardi chi arriva dopo.
     
      Come si rimanesse Giacomo Pico e che torbidi pensieri gli girassero per la fantasia, lascio argomentare ai discreti lettori.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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