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      Non vi è egli mai girato per la fantasia, vedendo una bellissima donna passarvi rasente per istrada, o soavemente composta a verecondia come la Beatrice di Dante, o splendida di consapevoli vezzi come la tormentatrice di Francesco Petrarca, non vi è egli mai girato per la fantasia di bisbigliarle all'orecchio: fermati, angelo, o demonio, io ti amo?
      Io, per me, tengo che questo giuoco lo abbiano in tasca un po' tutti. Senonchè, soltanto gli sciocchi ardiscono spiattellarlo sul volto ad una sconosciuta che passa, col pretesto che ad ogni donna torni gradita la giaculatoria, anche buttata là, a bruciapelo, come si direbbe un'ingiuria. Gli assennati, in quella vece, guardano e tacciono, pensando che, se la donna è di alto grado, sarebbe offesa un omaggio così audacemente reso, e se non lo è, parrebbe atto di poca stima, o nessuna, trattarla diversamente da una di quelle che vanno per la maggiore.
      Tutt'altro da questi che ho detto, appariva il caso del giovine forastiero. Egli non era per istrada, ma in casa, e, secondo tutte le più ragionevoli apparenze, in casa di lei. Colà, una parola sola poteva considerarsi come appiglio ad una onesta dimanda. Avesse anche detto dell'altro, poteva soggiungere il perchè e il percome della sua ammirazione per lei. E poi, e poi, bisognava saper le cagioni della sua venuta al castello; bisognava intendere che dubbi gli avesse fatti nascere in mente l'apparizione di quella divina creatura; bisognava capire come gli fosse mestieri di chiarirli senza indugio; indi, se proprio era il caso, dargli biasimo del suo ardimento.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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