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      - Ah no, messer Giacomo; - gridò ella piangente; - non è così che si ama.
      - T'inganni; - le diss'egli, ma chetandosi tosto e persuadendola con atti riguardosi a sedere daccanto a lui, mentre stringeva una mano che ella non ebbe cuore di negargli; - t'inganni. L'amore è un'ebbrezza, uno spasimo; qualche volta un martirio. Non l'hai sentita tu una spina nel cuore, quando mi udivi, forsennato, implorar mercè da quella tua vanitosa signora?
      - Non parlate così di lei, - diss'ella scorrucciata, ritraendo la mano, - o io crederò che l'amiate ancora.
      Il Bardineto si morse le labbra.
      - Ha ragione, - pensò egli tra sè, - ed io non sono ancora abbastanza esperto in cosifatte battaglie. -
      Indi, rivoltosi a lei, prosegui raumiliato:
      - Sentimi, Gilda; e non merita essa il mio sdegno? Non è sua la colpa di tutto ciò che è avvenuto? Se ella non mi avesse ammaliato, lusingato, tirato a sè con quelle arti sottili che le sue pari conoscono, avrei potuto io mai levar gli occhi e le speranze vane sino a lei, sino alla figlia del marchese mio signore?
      - Amore uguaglia! - disse con accento di amarezza la Gilda.
      - Sì, quando si ama; e io non l'amavo. Forse potevo io rivolgermi a lei, avendo dato a un'altra donna il mio cuore? Ed eri tu quella. Ne dubiti ancora? Ma pensaci, o Gilda; dimentica un'ora di follìa; ritorna colla mente al passato. Perchè mi hai amato, tu, se non perchè sentivi in me un affetto che rispondeva al tuo?
      - Ah, l'ho creduto! - esclamò la fanciulla, coprendosi il volto colle palme.
      - E avevi ragione; e così fu; - soggiunse il Bardineto.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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