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      Ho pensato di parlarne prima con te, perchè sei una buona figliuola ed hai fatto del bene alla mia Rosa, tua povera zia, e a quattro ragazzi, che la guerra fa rimanere senza l'aiuto del padre.
      - Ho fatto il debito mio; - disse brevemente la Gilda. - Ma parlate, per carità; che c'è egli di così grave, e qual è questo avviso di salvezza che portate al castello?
      - Chetati, e te le dico in poche parole. Bada; ti parrà strano, come lo parrà al nostro magnifico signore. E se non fosse ch'io l'ho di buon luogo... Ma via, non vo' tenerti sulla corda. Il Pico tradisce; il Sangonetto tradisce; tutti tradiscono qui.
      - Che dite voi mai? - gridò la Gilda, non badando che al nome del Bardineto. - Giacomo?... Giacomo Pico un traditore? Ma lo pensate voi? E potete voi aggiustar fede a chi gli vuol male? No, non può essere altrimenti; - soggiunse ella, notando un atto di diniego dello zio; - solo un nemico suo ha potuto calunniarlo in tal guisa. Ma dite, ditelo voi, come potrebb'essere un traditore l'uomo che appunto stamane, combattendo da valoroso, è stato colto in una imboscata dai genovesi?
      - Sì, si, l'imboscata! - ripetè mastro Bernardo scrollando il capo e battendo le labbra. - Parliamone, dell'imboscata! Anche il Sangonetto, il suo grande amico, è prigioniero dei genovesi da tre giorni, ed io ne so quanto occorre, della loro prigionia. -
      Qui, stretto, incalzato dalle domande di sua nipote, mastro Bernardo, che non domandava altro, si fece a raccontarle tutto, per filo e per segno, quello che aveva risaputo dal Maso; come il Sangonetto, datosi spontaneamente prigione al battifolle di Pertica, si fosse abboccato col Campora, proponendogli un colpo che dovea porre il Finaro in balìa degli assediati; come dapprima il Campora e poscia il capitano generale dell'esercito genovese volessero assicurarsi della sincerità dell'offerta avendo prigioniero anche il capo della congiura; come difatti il Pico cadesse due giorni dopo in una imboscata, a cui era andato incontro con pochissimi uomini, certo per levarsi ogni obbligo di resistenza; come tra i patti richiesti dal Pico ci fosse la morte di un tale, di cui non s'era potuto intendere il nome, e il capitano generale non avesse voluto saperne, proponendo in quella vece che il Pico se ne potesse spacciare con un duello, dopo la presa della terra assediata.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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