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      Vitupero! Ed ella lo amava, quel traditore! E s'era data a lui, col più sublime sagrifizio dalla sua alterezza, nel più generoso oblìo d'una offesa recente! Ah, come s'era egli mostrato degno di quel magnanimo affetto! E non era piuttosto meritevole di mille morti? Non si doveva punirlo, avvisando i difensori del castello e cogliendolo al laccio che egli stesso avea teso?
      Sì, questo era il meglio; ma questo potea fare ogni altra donna, non Gilda. Avrebbe ella venduto in tal guisa l'uomo a cui la legava il più soave, o il più doloroso, ma certamente il più intimo dei vincoli? Imperocchè, forse, tra breve ella non avrebbe potuto nasconder più oltre lo stato suo. Egli, ancora il giorno addietro, la aveva promesso, giurato, di condurla seco, a guerra finita. E poichè il tempo stringeva, e l'assedio accennava a durare un bel pezzo, la congiura di Giacomo non poteva essere un modo da lui immaginato per farla finita d'un colpo?
      Queste erano vane speranze, illusioni, chimere; lo sentiva anche lei. Ma allora, qual vendetta efficace e condegna a tanta viltà sarebbe mai stata quella di avvisare il marchese? Essa, essa, dovea vendicarsi, non altri; essa, in quella casa, e per quella casa giunta a tale di miseria o di vergogna oramai!
      Tra queste incertezze, tra queste contraddizioni d'uno spirito abbattuto, giunse rapidamente la notte. Le scolte si ricambiarono per la prima volta il grido di vigilanza dalle loro beltresche, e quelle grida si udivano al castello fioche e interrotte, come che di voci lontane, tanto le soverchiava la furia del vento.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





Gilda Giacomo