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      Nella mia camera, vi prego, ritiratevi nella mia camera. E badate, ci sono i nostri finarini appiattati nella macchia dei roveri. Chiamateli tosto... ho preparato le lenzuola annodate... Ma andate, per la salute vostra, andate! -
      Spinta dall'ancella, madonna Nicolosina uscì dalle sue stanze, corse a rifugio nella camera di Gilda.
      E Gilda, poichè l'ebbe veduta sparire per quella fuga di sale, si ritrasse nella camera della sua signora, dove rimase, ansante e spaventata, in ascolto.
     
     
     
      CAPITOLO XIV.
     
      Dove si vede che la notte non è sempre fatta per dormire.
     
      Che era egli avvenuto?
      Per chiarire aggiustatamente la cosa, ci bisognerà saltare indietro un'ora ed un miglio, o giù di lì; non volendo io (e probabilmente neanco i lettori) far cammino a ritroso, fino alla tenda di messer Pietro Fregoso a' suoi abboccamenti, da prima col Sangonetto, indi con Giacomo Pico.
      Intorno ai quali, basterà il dire che la Gilda, guidata dal filo della sua gelosia, aveva indovinato il loro disegno. Il Bardineto, per vendicarsi delle ripulse di madonna Nicolosina, vendeva ai genovesi il castello. Messer Pietro Fregoso, da buon capitano, profittava d'ogni occasione che gli venisse profferta; e questa del Pico, che gli agevolava di tanto il conquisto della terra assediata, doveva parergli la man di Dio, senza più.
      Il castel Gavone, murato in alto, come ho già detto, a cavaliere del Borgo, su d'un contrafforte della roccia di Pertica, era un validissimo arnese che ai nemici non poteva neppur girare per la fantasia di pigliare d'assalto, almeno, fino a tanto non fossero padroni del Borgo e liberi di voltargli contro tutto lo sforzo delle loro soldatesche e dei loro ingegni di guerra.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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