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      - Mio buon Antonio! - esclamò il marchese,con piglio amorevole.
      - Andate, messere, andate!
      - Raccomando alle tue cure la mia povera moglie! - soggiunse Galeotto, colle lagrime agli occhi.
      E stretta al seno la fedele compagna della sua vita, a baciatala in fronte, si spiccò dalla camera, per raccomandarsi a quel fragile sostegno, che dovea porlo in salvo a' piè delle mura.
      - Corro al Borgo! - diss'egli, nell'atto di scavalcar la finestra.
      - No, messere, non lo fate! - gridò Antonio Porro. - Chi vi assicura che il Borgo non sia già caduto in potere dei nemici? Prendete la via dei monti; correte a San Giacomo.
      - Addio dunque, Bannina! - ripigliò Galeotto. - Ma no, a rivederci, tra breve, in Millesimo, se mi sarà dato di giungere fin là. A te il capitano dei genovesi concederà prontamente il riscatto, che non vorrà infellonire contro una donna. -
      Ciò detto, si aggrappò alla fune e si commise nel vuoto.
      La discesa fu agevole e sicura fino a due terzi dello spazio che gli bisognava percorrere. Ma giunto a poca distanza da terra, o perchè uno di que' pannilini non fosse saldamente annodato, o perchè la bontà del tessuto non soccorresse, la fune si ruppe, e il marchese Galeotto percosse delle membra sui sassi, lacerandosi le piante, il petto e le braccia, con cui aveva tentato di schermirsi nel buio.
      Madonna Bannina, che si era fatta al davanzale per cogliere l'ultimo saluto del fuggente, udì in quella vece il tonfo ed un gemito.
      - Vergine santa! egli si è ferito! - gridò la nobil donna raccapricciando.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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