Pagina (264/304)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dietro a lui una frotta di uomini, le cui facce iraconde e le armi erano sinistramente illuminate dalla torbida fiamma di alcune torce a pugno, intrise di pece.
      Giunto che fu nella camera, e veduta la marchesana del Carretto, che si alzava con piglio austero dal suo seggiolone per muovergli incontro, Giovanni di Trezzo si fermò sui due piedi, tolse la spada nella mano manca sotto l'impugnatura, e, mentre inchinava la fronte, stese la mano in atto di cortese saluto.
      La marchesa rispose con un cenno del capo.
      - Che chiedete, messere? - diss'ella poscia, con accento tranquillo.
      - Potete argomentarlo, illustre signora; - rispose Giovanni di Trezzo. - Chiediamo del magnifico marchese Galeotto del Carretto, già signore del Finaro.
      - Egli lo è sempre per diritto ereditario de' suoi maggiori; - replicò ella nobilmente.
      - Non piatirò di titoli con voi. Son uomo di spada, non già di toga. So che il castello Gavone per opera mia appartiene ora alla repubblica genovese, e cerco il marchese Galeotto per condurlo prigione, com'egli terrebbe me, se la fortuna delle armi non mi avesse assistito. Del resto, non temete, madonna; siam cavalieri e ai prigioni e alle dame non sarà torto un capello.
      - Vi credo, e commetto alla vostra lealtà di soldato tante povere donne che sono in vostra balìa. Il marchese Galeotto non è nel castello; statevi pago, messere, di aver prigione sua moglie. -
      Giovanni di Trezzo, che sapea far queste cose per bene, s'inchinò profondamente e non aggiunse parola. Per altro, egli non poteva capacitarsi di non aver trovato il marchese nelle sue stanze.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





Carretto Giovanni Trezzo Giovanni Trezzo Galeotto Carretto Finaro Gavone Galeotto Galeotto Trezzo