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      Un passo concitato risuonò allora nel corridoio. Il nemico procedeva nelle tenebre, ma pronto e sicuro, come uomo che conosceva la via. Non era un genovese, di certo; lui, dunque, lui? La povera donna levò le braccia verso l'immagine di Maria; raccomandò, non più la sua vita, l'onor suo, a quella donna che in suo vivente aveva tanto sofferto. Se Dio accoglie la preghiera, sotto qualunque nome gli sia rivolta da creature infelici, per fermo doveva udir quella.
      Ma invano ella pregava. Un urto poderoso schiantò il serrame che riteneva l'uscio alla parete. Il vento che s'ingolfò nella camera avvertì la povera donna che ogni sua speranza era perduta e che il nemico era giunto là dentro.
      - Ah, ah! - disse una voce sarcastica. - La colombella s'è chiusa nel nido? -
      Nicolosina fremette, si aggrappò colle mani e coi gomiti all'inginocchiatoio, come un naufrago alla sua tavola di salvezza.
      - Per altro, - soggiunse la voce, che non era quella di Giacomo Pico, - meglio era chiuder la finestra che l'uscio. Con questo freddo morrebbe a ghiado l'amore, che pure è tutto di fiamma. -
      E Tommaso Sangonetto (che era lui il nuovo venuto, come avranno già indovinato i lettori) andò verso la finestra, per richiuder le imposte.
      - Ohe! che novità son queste? - proseguì, vedendo il nodo delle lenzuola raccomandato al colonnino che partiva la finestra. - Si lavorava a tirare il ganzo quassù? Ma bene! Questa non me l'avrei aspettata. Del resto, per gl'innamorati voglion essere scale di seta, o nulla. Stia al fresco, il babbione!


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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