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      Ah, ah! che ne dite? Non ha, buon gusto la Nena? -
      La misera donna fremeva di paura e di orrore insieme, a vedersi quel ceffo dinanzi e a doverne udire le sconcie parole. Per fermo egli era preso dal vino. L'alito impuro dallo stravizzo le offendeva la nari.
      Per altro, e non era forse a vedersi in cotesto un aiuto del cielo? che non avrebbe ardito prima d'allora il ribaldo, se i fumi del vino bevuto non gli avessero offuscato il cervello? A questo pensiero un fil di speranza le balenò(17) nella mente, e, vincendo il raccapriccio ond'era tutta compresa, tentò, col dargli risposta, di guadagnar tempo su lui.
      - Badate; - diss'ella. - Siam vittime di un tradimento e la vittoria di un istante vi accieca. Ma i vostri concittadini, più fedeli di voi al loro signore non tarderanno a giunger quassù. Non aggravate la vostra colpa, Tommaso Sangonetto. Siete un ribelle; non diventate un infame. Io stessa chiederò la vostra grazia a mio padre, e l'otterrò; ma uscite; uscite, se vi è cara la vita.
      - Ah, ah! bene, in fede mia, questo è parlar da padrona! - replicò il Sangonetto, ghignando. - La mia grazia! Voi mi vendete il sol di luglio, mia bella ritrosa. La vostra mi preme, e l'avrò, per amore, o per forza; m'intendete? o per amore o per forza! Do la mia parte di paradiso per voi. Siete mia, per dritto di guerra; non vi pensate di sfuggire la taglia. Vi par dura? Avete il torto. Un po' per uno a comandare; questa è l'uguaglianza. Eravamo noi i vassalli, noi i censuarii, soggetti a tributo, noi le mani morte, taglieggiabili a misericordia.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





Nena Tommaso Sangonetto Sangonetto