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      Ora tutto è cangiato. Non ci son più signori. Repubblica, mi capite? Comanda la repubblica di Genova e noi siamo i suoi mandatari, ci vendichiamo, occhio per occhio e dente per dente. Vi siete goduti per secoli e secoli ogni maniera di privilegi e diritti; parecchi di questi, assai ghiotti pe' vostri padri e mariti. Vivaddio, ne useremo un po' noi... E non c'è strilli che tengano! -
      Nicolosina trovò nella sue braccia una forza di cui in ogni altra occasione non si sarebbe creduta capace. Tanto può in gentil cuore l'alterezza offesa e il ribrezzo che un tocco d'impure mani gl'inspira. E non pure si sciolse da quel braccio che aveva ardito posarsi su lei, ma colla veemenza d'un assalto improvviso fe' dare indietro e barcollare un tratto l'insolente ribaldo.
      - Ah sì? - sclamò egli, facendosi pavonazzo dalla rabbia e fischiando le parole come un serpente il suo verso. - Dobbiam fare la guerra? Facciamola! Tu cederai, smancerosa, ingannatrice lusinghiera, dovess'io romperti le braccia, come rompo questa lampada che mi dà noia. -
      E gli atti seguendo la minaccia, il prode Tommaso strappò la lampa dalla sua catenella e la mandò in pezzi sul pavimento.
      Poco dianzi avea fatto quest'altra argomentazione tra sè:
      - Giacomo non viene; dunque ha trovato il fatto suo; dunque a te, Sangonetto, e fa conto d'essere andato per la prima volta a Verezzi. Scivolata per scivolata, questa è la meno pericolosa di certo. -
      E intanto che egli, non badando al grido di angoscia di Nicolosina, nè ad un altro suono più degno della sua attenzione, ha gittato a terra la lampada, e fatto buio pesto nella cameretta di Gilda, vediamo come e perchè il suo degnissimo compare Giacomo Pico non corresse a dargli la muta.


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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