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      Son cose da nulla, e appunto perchè son cose da nulla, mi stanno a riprova di quanto io v'ho detto. Credete a me, mastro Bernardo; io non so che cosa avverrà di noi tra qualche anno, ma son sicuro che un giorno i nostri figli dimenticheranno queste bizze tra parenti, o non le metteranno in tavola che per ricordare le prodezze comuni. Il Finaro è un bel paese, ma Genova non gli sta di sotto, e ve lo provo. Voi ci avete il vino di Calice; noi quello di Coronata; sinceri ambedue come i nostri cuori, sfavillanti come i nostri occhi, generosi come l'indole nostra. A chi non piace il vino, Dio gli tolga l'acqua! Chi non vede di buon occhio l'amicizia e la fratellanza dei Liguri, abbia il canchero in casa. Pensateci su, mastro Bernardo! Con Genova a capo, si può far la Liguria, come è già stata una volta. E un giorno, chi sa?... Da cosa nasce cosa, e il tempo la governa. Ho detto. -
      Così il buon Picchiasodo alle frutte. Ed io ho raccolto con riverenza queste briciole oratorie d'un capo di bombardieri, che precorreva di mezzo secolo Nicolò Machiavelli.
     
      FINE.
     
     
     
     
      INDICE
     
      CAP. I. Nel quale si narra di due viaggiatori che amavano saper molto e dir pocoII. Dove messer Giacomo Pico impara che il torto è degli assenti
      III. Dal quale apparisce che, in materia di consolazioni, Tommaso Sangonetto avrebbe potuto dar de' punti a Boezio
      IV. Nel quale si vede messer Pietro perdere la pazienza, il Sangonetto la ciarla, il Picchiasodo l'occasione, Giacomo Pico il tempo e mastro Bernardo la scrimaV. Del messaggio di Pietro Fregoso e di ciò che ne seguisse al castello Gavone


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Castel Gavone
Storia del secolo 15.
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1875 pagine 304

   





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