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      Guardammo infatti, e vedemmo. Due guardie di questura, della più bella specie, fiorivano come due bei tulipani neri in capo al ponte, presso l'angolo di quella medesima casa dov'era l'appalto.
      La vista dei due bravi di Don Rodrigo, nemici dell'ordine pubblico, non fu ragione, io credo, di tanto turbamento al povero Don Abbondio nella viottola campestre, quanto a me la vista di quei due custodi dell'ordine sullodato. Mi posi io l'indice e il medio nel colletto della camicia, tanto per darmi l'aria dell'uomo tranquillo, integer vitæ scelerisque purus? Non ricordo; ma se non l'ho fatto, mettete che sia stato un miracolo.
      Si andò dunque avanti, seguendo il buon impulso del vetturino. Costui ci aveva fiutati; e gli pareva che non dovessimo essere in troppo buon odore presso il questore di Genova, nè presso i suoi delegati suburbani. Ottimo vetturino!
      Giunti a Pietra Roggia, ci fermammo finalmente. Non c'erano guardie, laggiù; c'era invece un'osteria, la quale ci offriva un riparo, e al bisogno un pretesto di scampagnata.
      Quell'osteria, per chi la vede di fuori, ha l'aria di una casupola che stia lì per fare ad ogni momento un tonfo nell'acqua: ma a chi la guarda dentro, apparisce solidissima. Ai tempi andati dovette essere una casamatta, e gli stretti spiragli, che la pretendono a finestra dalla parte del mare, furono strombature di feritoie per allogarvi la canna delle colubrine. Al tempo di cui racconto, non c'erano più arnesi con cui rispondere alle ostilità di un naviglio nemico; c'era invece un'ostessa, la "bella Ninin," famosa per i suoi ottimi taglierini e per il suo stufatino al dente.


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Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





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