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      - dirà consolato il lettore.
      E non dubiti, dicemmo la stessa cosa anche noi, aggiungendovi un lungo, largo e profondo respiro. Oramai non ci mettevano più le unghie addosso; a Firenze, dove si sarebbe giunti la mattina seguente, avremmo avuto il piacere di ritrovarci nel più stretto incognito.
      Quanto a ciò, eravamo in errore. A Firenze non dovevamo far passo senza imbatterci in persone conosciute, e non dimenticherò mai più che in Piazza della Signoria ci vedemmo squadrati lungamente da due guardie, che pochi giorni innanzi ci avevano pedinato per le vie di Genova, fino alla porta dei Vacca, sull'uscio di un circolo di amici, dove forse credevano che fosse un comitato di arruolamento.
      Ma non precorriamo gli eventi. Per ora siamo in diligenza, dove il nostro primo pensiero è di accomodarci per benino, il secondo di render grazie a quell'arca ospitale che ci porta via, il terzo di far conoscenza con un compagno di viaggio, che è l'incaricato del servizio postale, il signor Bolentini, di Borghetto Vara, ottimo giovane, a noi largo di attenzioni d'ogni maniera. Con me, curiosissimo animale, egli fu paziente cicerone per quanto fu lunga la strada: giunti a Spezia, non volle mica andare a dormire; ci accompagnò cortesemente allo scalo della strada ferrata, che era piuttosto lontano; e laggiù stette con noi, amorevole compagno d'insonnia, fino alle quattro del mattino. Ma eccomi da capo a precorrer gli eventi; tanta è la mia fretta di giungere!
      Per farvela breve, vi dirò che ci fermammo pochi minuti a Recco, luogo a me caro, come Nervi e Quinto, per allora recenti testimonianze di affetto, le quali io ricorderò sempre con animo grato, sebbene non portassero, e chi sa? forse più ancora perchè non portarono frutto; che di là si salì in Ruta (notarile italianizzamento di Rua, che fu corruzione dialettale di un'antichissima ruga latina), in Ruta, famosa stazione per le allegre scampagnate che solevano farci i genovesi del vecchio stampo negli ozi della domenica, e donde io potei dare l'ultimo sguardo alla bella Genova, illuminata dai gloriosi lumi del tramonto; che sotto la galleria di Ruta vidi il crinolino più rigonfio che mai fosse portato da una impettita Venere campagnuola; che scendemmo a Rapallo, nel golfo Tigullio, stupenda veduta di anfiteatro villereccio e di mare azzurrino; che finalmente caddero le ombre della sera, e non vedemmo più nulla.


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Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





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