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      Un reggimento di truppa regolare, comunque abilmente diviso, non può fermare lassù una banda d'uomini, la quale non oltrepassi i cent'uomini, ed abbia guide volenterose a condurla.
      Ma perchè, dimanderete, perchè si partiva così alla lesta, senza ordinamento, per calare al confine senz'armi, o quasi? La ragione c'era, e calzante. Le notizie dei combattenti, sebbene gloriose, non erano allegre. Menotti, da molti giorni, teneva onoratamente al campo; ma perchè egli era più sotto al nemico di tutte le altre bande entrate sul territorio pontificio dai confini toscani e napoletani, era anche più facilmente assalito da uomini freschi e quotidianamente vettovagliati. Ciò lo costringeva a continue marce e contromarce, a frequenti scaramucce, che consumavano le sue scarse munizioni; e l'intemperie, il difetto di equipaggiamento, l'assoluta mancanza di giberne, da riporvi e da conservar le cartucce in buono stato, facevano il resto. Oltre di che, il dormire all'aperto, colle brine costanti, colla pioggia che spesso cadeva a catinelle, il mangiar malissimo e non tutti i giorni, l'aver male coperte le membra, e quasi nudi i piedi, riducevano quei primi drappelli in una tristissima condizione. Occorreva andarli a raggiungere, a rafforzare, e sopra tutto a prendere il posto dei caduti. Armi ne avevano poche, ma sicuramente più di noi, che non avremmo trovato un fucile, pagandolo a peso d'oro. Perciò, con quelle poche munizioni che il comitato di Terni era andato razzolando presso i comuni del vicinato, e con qualche fucile rugginoso delle loro guardie nazionali, i nuovi drappelli s'incamminavano, cantando l'"Addio, mia bella, addio" alla volta dei monti di Toffia.


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Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





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