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      Svelti, a terra, e vestiamoci. Del resto, non eravamo spogliati che a mezzo. Dov'è il nemico? Sarà dove vorrà. L'ordine, del resto, comanda la fretta, e quel dire
      su Monterotondo" scambio di "per Monterotondo" significa che laggiù avremo forse l'ostacolo.
      Animo, dunque, a svegliar la gente e a far viveri. C'è una tromba nel battaglione; ma non ce ne serviamo; i piantoni vanno essi ad avvertire le compagnie, e i preparativi di marcia son fatti alla sordina. Il ministro di Nerola è richiesto di viveri: non ha nulla da darci: già aveva poco il giorno innanzi, e gli uomini avevano dovuto nutrirsi del loro pane. Come fare? Basta, Iddio provvederà, a Montemaggiore, a Montelibretti, dove parrà più opportuno alla sua misericordia infinita.
      Nel cuore della notte, senza viveri, ma con molte speranze per viatico, scendiamo dal poggio di Nerola. A mezza strada, levando gli avamposti verso Montemaggiore, mi ricordo degli altri, lasciati indietro, verso Montorio Romano; e corro a levarli, non perdendo, se Dio vuole, che una mezz'ora di tempo. Il bravo sergente, un Randaccio dell'isola di Sardegna, teneva saldo lassù. Aveva sentito il rumore e indovinato, da vecchio militare del '59, che si levava il campo; ma sempre da vecchio militare aveva pensato che dove lo avevano messo gli bisognava restare. Raccolto lui e la sua squadra, si va in giù a passo di corsa, ed anche un pochettino a ruzzoloni, per raggiungere il battaglione, che ha continuato a marciare.
      Siamo sull'albeggiare davanti al poggio di Montelibretti.


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Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





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