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      Si trattava di giudicare tre gendarmi pontificii, sfuggiti alla capitolazione, e per colpa loro; poichč, scambio di mettersi in riga cogli Antiboini, erano andati a rimpiattarsi in certe cantine, donde il popolo li aveva snidati. E c'era per giunta un fraticello domenicano, trovato nascosto anche lui, sebbene potesse, e con pił ragione dei gendarmi, mettersi in mostra coi soldati, che lo avevano per cappellano militare. Che imprudenza era stata la sua! E serbava ancora un taccuino, nel quale aveva scritti giorno per giorno i suoi miti pensieri. C'erano invocazioni a Maria, abbastanza affettuose, per chiederle il trionfo della buona causa; ma c'erano anche delle impertinenze, che si possono dire da soldati, nella rabbia, ma che non si scrivono, a mente fredda, e anche meno da frati. S'intende che eravamo tutti briganti, per il bianco vestito annotatore; ed anche codardi. "Sono comparsi, - scriveva egli, - ma non osano accostarsi, i vili!" Dove avesse poi presa questa notizia, lo saprą lui. I vili di cui sopra, appena comparsi, avevano attaccato. Ma non ci fermiamo a piatire per queste bazzecole. C'era di peggio, per lui. Parecchi soldati nostri affermavano con giuramento di averlo veduto, la mattina della battaglia, affacciarsi ad una finestra del castello, puntar la carabina e sparare: cosa anche meno da frate; almeno secondo le idee moderne sulla soggetta materia.
      Il tribunale era composto del colonnello Pianciani, presidente, di me, e del tenente Enrico Copello, giudici aggiunti; faceva da segretario il tenente Luigi Morandi, gią noto all'Italia come gentile poeta, pił tardi come prosatore valente e come maestro di umane lettere al giovane principe di Napoli.


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Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





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