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      La diligenza si usava: la celeritą veniva di costa. Ma le parole dell'amico, che mi era passato accanto, seguendo il Generale, mi avevano reso pensieroso. Esposi i miei dubbi al maggiore; e il maggiore si contentņ di rispondermi:
      - Ma che? credevi proprio che andassimo a nozze?
      Eppure, guardate, l'aspetto della cosa era quello. Mentana era in festa, sul nostro passaggio, e tutto ci sorrideva dintorno. Gią, per sč stessa, Mentana č una borgata simpatica, con case basse e pulite, fiancheggianti una via romanamente lastricata, che va serpeggiando per una insenatura di monte. Sulla nostra sinistra, passata una chiesina campestre, il monte fa una conca dietro la fila delle case, abbastanza vasta per accogliere senza danno della prospettiva due o tre grossi pagliai, e per istendersi in una lunga prateria che va fuori del paese verso una piccola eminenza, su cui č murata una casa padronale, la casa della Vigna Santucci. Sulla destra, e dietro all'altra fila di case, il monte si rompe in greppi, vallette e burroni, che portano al Tevere l'acqua di otto o dieci rigagnoli. In capo al paese e sulla sinistra, la fila delle case s'innesta in un vecchio castello con negri torrioni, tra i quali, dalla parte di Tivoli, si stende la cortina sormontata da un largo terrazzo, donde una frotta di donne sventola le pezzuole, i fazzoletti, gridando il buon viaggio a noi che passiamo spediti. Salutiamo le donne, salutiamo Mentana, salutiamo l'antica Nomentum di cui essa č l'erede, e tiriamo di lungo.


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Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





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