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      Era un caporale; così almeno mi parve, da un nastro giallo che gli girava a staffa sul dosso della manica: aveva delicati i lineamenti del volto, di tipo schiettamente francese, quantunque i basettini fossero neri, e neri i capelli, un po' radi sulla fronte. Mi sorrise malinconico, in atto di ringraziamento, ed io m'interessai vivamente a lui, accompagnandolo un tratto, fino al pendio ella collina. Quanto gli sarà giovato il mio piccolo aiuto? Aveva una palla in petto e il pallore della morte sul volto. Pensai alla sua gioventù; pensai a sua madre. Ah, povere madri, in tempo di guerra! povere madri, se in quei momenti un'idea non le sostenesse, e non le affidasse una speranza lontana! Ed ancora pensai che insieme con soldati francesi, otto anni prima, avevamo fatta una guerra fortunata; che con altri zuavi avevamo barattate fraternamente le spoglie, per ballare insieme sulle piazze dei borghi di Lombardia, da Gorgonzola a Treviglio, da Coccaglio a Brescia, da Ponte San Marco a Desenzano. Perchè così mutati in otto anni gli spiriti? E ancora non sapevo che dietro a questi francesi, arruolati nell'esercito pontificio, venivano a masse compatte, girando largo dietro le colline, i francesi dell'esercito imperiale, per entrare in azione sulla nostra sinistra, mentre noi vittoriosi di un'ora, in quella vittoria avendo messo tutte le forze nostre, non avremmo avuto più nulla da opporre, più nulla!
      Fu quello che avvenne. Procedevano i nostri su Vigna Santucci, quando sulla sinistra, e quasi dietro a noi, cogliendoci di rovescio, apparvero nuovi battaglioni sui poggi; non avvertiti sulle prime, creduti amici alla riscossa.


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Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





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